L’incrocio
tra Dottrina Zampini e tecnologia Vuzeta apre l’era del petrolio sintetico
Di
Carlo Pelanda (17-6-2008)
Scenaristica
vissuta. Il rubricante, in versione di Presidente del Vuzeta Group, scrutava il volto dell’Ing.
Giuseppe Zampini, AD di Ansaldo Energia, per capire come avrebbe reagito alla
proposta di partenariato tra le due aziende per produrre sistemi di
ristrutturazione molecolare che trasformano qualsiasi materiale organico (in
particolare rifiuti) in petrolio
sintetico. L’incognita non riguardava la tecnologia, ben funzionante e in
lancio sul mercato, ma la volontà di un grande gruppo
come AE di ingaggiarsi anche nel settore dei combustibili sintetici nel momento
in cui il mercato sta svoltando verso le fonti alternative. Temevo che Zampini
– guru del
settore - rispondesse: caro prof. noi
puntiamo al nucleare, eolico e solare perché il mercato va lì, arrivederci. Sudavo
perché il gruppo Vuzeta (www.vuzeta.com) può fare
benissimo da solo impianti da mille
litri ora (da una tonnellata di plastica si ricavano 850 litri di similgasolio
sintetico più 150 di gas, da 2 tonnellate di rifiuto urbano organico ne esce
fuori circa una per ora) ma senza un partner accelerante ci metterà anni per
riuscire a produrne in serie di più grandi e a commercializzarli globalmente.
In sintesi, volevo mostrare che la scelta giusta era di puntare sul petrolio
sintetico e mi ero preparato i migliori scenari mai confezionati dal mio team di ricerca (Globis) per argomentarlo. Non ce ne è stato bisogno perchè Zampini, carismatico, esplicitò
questa dottrina: non esistono al momento e per qualche decennio fonti
realisticamente “alternative” al petrolio, ma solo “integrative”. Queste parole
sposavano gli scenari che avevo in tasca e che mostravano che per almeno i prossimi
50 anni (probabilmente 90) la sostituzione del petrolio, pur possibile
in teoria con molte soluzioni, sarà rallentata: (a) dall’inerzia di un mercato
e società globali che funzionano a idrocarburi; (b) dai tempi tecnici per
sviluppare le altre tecnologie; (c) dai problemi di efficienza, consenso,
impatto ambientale e inflazione (biocarburanti) che le tecnologie
pseudo-alternative comportano. Per questo resteranno a lungo “integrative” e
non “alternative” al petrolio. Quindi il continuare
(anche) l’era del petrolio producendone di sintetico, ricavato da scarti a
costo nettamente inferiore e senza impatto ambientale (per l’eliminazione dei
rifiuti e per la non necessità del trasporto e raffinazione del greggio) è una
scelta vincente. Cito qui senza permesso dell’interessato la “Dottrina Zampini”
perché, combinata con la novità Vuzeta, è notizia che ne crea un’altra:
scoperto a Napoli il più grande giacimento di petrolio
a cielo aperto del mondo.
Carlo Pelanda